Ciclo dei Cefaloidi 2018-11-25T17:45:41+00:00

Project Description

Le allusioni di Parillo: dal recupero delle emozioni arcaiche alla suggestione

La pittura è un’altra cosa

Così scriveva Antonio Corpora a Napoli nel novembre del 1978, mentre infuriava ancora la polemica del dopoguerra sull’arte. E Vincenzo Parillo, per il quale Corpora è il mito, ha fatto proprio il grido di Corpora: “Gli artisti che non si servono più della tela e del colore possono essere validi, avere il diritto di esistere, ed essere importanti nel panorama di una civiltà.
Ciò non vuol dire che la pittura è finita.
La pittura è un’altra cosa”.
La pittura per Vincenzo Parillo è innanzitutto un’arte spaziale astratta.
Le sue opere hanno sempre un taglio espressionistico caratterizzate da uno sviluppo formale plastico e scandite da una geometria che approda ad una figurazione sintetica fortemente allusiva. Presentano forme piene, compatte, tese in particolare a caratterizzare uno stato psicologico e una dimensione spirituale nei quali l’artista trova collocazione e pace interiore che gli consentono di elaborare forma e idee per trasmettere agli altri le sue stesse emozioni e sensazioni. In numerose tele realizza forme che diventano leggere grazie ad uno sviluppo centrifugo ed espansivo della massa.
La pittura non è accademismo. È esplosione di colori. In “Vulcano Attivo” o in “Evviva! Evviva! Evviva!” o in “Cantilena in bianco e nero” o in quasi tutte le più recenti opere di Parillo i colori come schegge impazzite invadono ogni angolo della superficie impegnata.
La pittura è un’altra cosa.
È un brivido caldo che percorre la tela, che attraversa i vari stati dell’uomo dall’oscurità della morte all’artificio gioioso dell’amore. È un brivido caldo che insegna ai nostri occhi come imparare a leggere più in profondità le pieghe dell’animo. È un brivido caldo che scandaglia il regno dell’uomo. E Parillo lo fa con lo scrupolo e la meticolosità del ricercatore, facilitato anche dalla consuetudine alla ricerca essendo medico, precisamente cardiologo.
Uomo discreto e riservato, più ancora come artista, ha lavorato con perseveranza, spesso in solitudine, avendo il solo scopo di creare una linea chiara, precisa, fedele a se stessa. Pittore autodidatta. Insegue i suoi pensieri. Li raccoglie e seguendo la sua fantasia dà loro forma e corpo. Li lavora con una tavolozza che trasuda colori e con il rincorrere della spatola, dando così risalto materico alla superficie della tela su cui sfrutta la massa colorica inseguendo nelle sue venature e nella sua grezza natura i pensieri che lo ispirano a trasformarla in strutture figurative astratte permeandole di vita propria.
Dopo un primo periodo figurativo successivamente ha varcato la soglia dell’astrazione. Parillo, come accennato, ha percorso la via della figurazione nel primo periodo di attività, con il  “Ciclo dei Cefaloidi”, realizzando opere di notevole forza espressiva, prima di dedicarsi interamente alla ricerca per approdare ad un’arte più sperimentale ove il dato cromatico prevale nettamente sul segno e lo investe di una carica espressiva che va oltre l’astrazione. Tale ricerca comporta in Parillo una più intensa apertura verso le esperienze informali ed una più evidente valenza psicologica del segno.
Nel primo periodo il segno di Parillo è aggressivo, irruente. L’immagine è densa e tuttavia tormentata, sembra esprimere una condizione di sofferenza psicologica. Il riferimento al volto umano straziato da un tormento interno conferisce crudezza all’immagine, ma appare una crudezza astratta, anonima, mai legata ad un particolare contesto figurativo, quasi simbolo di una crudezza sociale. La sua arte è permeata dal suo dolore interiore, che lo porta a tentare una sintesi simbolica nelle sue opere per approdare ad una figurazione fondamentalmente astratta ma nello stesso tempo fortemente allusiva della figura umana, in genere essenziale e tormentata. Le figure che nascono dal suo pennello e dalla sua spatola conservano sempre un forte contenuto allusivo, una ricchezza di simboli e di metafore che riportano alla suggestione del recupero di un mondo arcaico e primitivo o proiettano verso un mondo del futuro sconosciuto e affascinante.
Nel secondo periodo la figura umana partecipa dell’iconografia di Parillo come presenza indecifrata, appena delineata nel suo rilievo formale, e tuttavia fortemente avvertita come una lucida coscienza che riflette se stessa ed analizza con una densa e talvolta passionale istintività, una sua intima condizione drammatica.
Recentemente la sua produzione appare proiettata verso la decifrazione di spazi materici, attraversati da segni informi e tuttavia caratterizzati da un forte contenuto emblematico in una suggestiva iconografia che mescola documenti illustrativi inerenti al tema che tratta a memorie personali connotate da un forte risalto emotivo. Nei tratti recupera, con una personale cifra stilistica, un connotato espressivo gioioso che esplode attraverso le sonorità ritmiche, calde o fredde, che trovano la loro sorgente nella notevole malia dell’insieme e rivela una istintiva e raffinata grazia espressiva. Articolata risulta e suggestiva la scansione cromatica e formale delle opere. Lavora il colore con forme piene, compatte, monolitiche volendo trasmettere con le sue opere la sua dimensione spirituale. Le sue pitture offrono sempre un complesso di concavità e convessità che richiamano allusive forme definite con una tensione astratta che trasporta il lettore in altre dimensioni fatte di simbolismi e stati psicologici. Nelle forme che crea si nota un viaggio verso lidi a cui può approdare solo chi è ricco di immaginazione e di voglia di cambiamento. Le libere composizioni di Parillo a volte deformano l’immagine in termini espressionistici ma conservano quell’intimo psicologico e quel raccolto misticismo che solo la sensibilità di un vero artista coglie e trasmette.
Non abbandona mai, però,  l’armonia estetica e quella tensione astratta che recupera in chiave simbolica la realtà esteriore o interiore e psicologica. E si vede così concretizzato nelle sue opere un equilibrio di creatività e di stile che attraverso una pittura tormentata ed elaborata è proteso ad una decifrazione enigmatica della realtà. In quella enigmaticità si avverte, almeno all’attento lettore, una spinta all’espansione, che deriva dal tracciato formale. Un equilibrio che si traduce in una sintesi estetica di forte tensione emotiva. E tutta la monumentalità delle opere è racchiusa in metafora di un passato riflesso in un presente carico di tensioni psicologiche e di ricerca di valori morali, come nel volto del “Cristo Redentore” o in quello de “Il Dio muto”, che Parillo recupera accentuando la componente enigmatica del suo registro stilistico.

Formicola 27 aprile 2013

Carmine Aurilio
Giornalista e critico d’arte